Il Graticolato Romano si estendeva presso l'area a nord-est della città, tra le attuali province di Padova e Venezia, che si caratterizza ancora per la notevole regolarità con cui sono disposte le strade. Rappresentava la centuriazione cis Musonem, ossia "al di qua del fiume Muson" che segnava il confine con il municipio di Altinum. Sebbene per molti sistemi analoghi il centro geometrico della suddivisione agraria (umbilicus agrii) coincideva con il centro geometrico dell'urbanistica cittadina (umbilicus urbi), in questo caso il cardine e il decumano massimi si incrociavano più a nord di Padova, nei pressi dell'attuale San Giorgio delle Pertiche. Il primo, che invero era il prolungamento del cardine cittadino, corrispondeva alla via Aurelia, l'attuale SR 307; il secondo coincideva con l'odierna via Desman (che deriverebbe proprio da decumanus), asse viario che procede tra i comuni di Borgoricco, Santa Maria di Sala e Mirano. L'orientamento della centuriazione non è allineato secondo i punti cardinali e presenta rispetto a questi un'inclinazione di circa 14,5° gradi rispetto alla longitudine (est-ovest). In questa maniera, le strade seguono la pendenza del terreno e quindi il defluire delle acque, ma si ha anche una migliore distribuzione della luce solare. Ciascuna centuria è suddivisa in 8 fasce trasversali anziché le normali 10, da 2,5 actus (pari a 88,80 m). Si ipotizza inoltre che la centuria fosse divisa anche in 20 fasce longitudinali da 1 actus (35,52 m), formando un totale di 160 riquadri, ciascuno da 1,25 iugeri (3.154 m2) I campi presentano una caratteristica lavorazione a bauletto con un colmo trasversale per permettere il facile scolo delle acque piovane. La cristianizzazione Una delle chiese più antiche è probabilmente la parrocchiale di Santa Giustina in Colle dedicata alla martire di origini padovane. Non è un caso se sorge in vicinanza dall'umbilicus agrii, ma piuttosto discostata dagli assi stradali: i primi cristiani dovevano infatti operare con discrezione se non clandestinamente, in un territorio ancora in gran parte pagano. È però probabile che un primo luogo di culto fosse stato costruito più a sud, in località Caodelmondo (da Caput Mundi, in riferimento al suo ruolo di predominanza) e che successivamente l'edificio fu ricostruito su una modesta altura, forse resto di una fortificazione, da cui l'appellativo "in Colle". Il Benetti parla anche del ritrovamento sotto l'altare maggiore di un cippo romano capovolto, segno di condanna del presunto soldato romano che perseguitò la Santa. Anche le origini della chiesa di Sant'Eufemia sono assai remote, in virtù della sua intitolazione a un'altra martire di epoca romana. Analogamente alla precedente, si trova nei pressi del decumano (via Desman) ma non lungo la strada, peraltro non lontana da via Cornara, toponimo che rimanda al nome romano Cornelia, forse una martire. Anche questo luogo sacro è definito popolarmente Caput Mundi". Secondo il Benetti, le chiese dedicate alla Madonna sarebbero riconducibili alle prime divisioni tra le comunità cristiane di base. In epoca longobarda, invece, l'espansione del cristianesimo si volse lungo il decumano detto oggi via Caltana. Su questa strada, infatti, si affacciano chiese intitolate a santi particolarmente venerati in quel periodo: San Biagio a Caltana di Santa Maria di Sala e Sant'Andrea a Sant'Andrea di Campodarsego. Un decumano del mare
|
||||